domenica 17 gennaio 2010

Romanticismo e pranzetti

Ricevo da mio padre:
“Per la tua raccolta di aneddoti familiari, ti voglio raccontare questa bella storiella. Mio padre Guido - un avvocato napoletano come, del resto, il tuo nonno materno – prima di sposarsi (piuttosto tardi: a 46 anni) era stato, per i suoi tempi, un grande viaggiatore, ma anche un grande tombeur de femmes. In uno dei suoi viaggi aveva avuto occasione di conoscere una signorina triestina, sorella di un allora celebre scrittore. Fra i due era sorta una disputa circa la rilevanza del cibo in un contesto romantico: la “mula” si dichiarava decisamente contraria, ritenendo che il solo parlar di mangiare fosse una volgarità.

Un bel giorno la signorina, forse con qualche mira matrimoniale, si presentò a Napoli en touriste, e tuo nonno ritenne - gradendolo molto! - suo dovere di farle da cicerone; però pensò che fosse giunto il momento di riaffermare il proprio punto di vista sulla vecchia querelle. Dunque, la povera triestina fu trascinata sul cavallo di San Francesco per tutti i moltissimi luoghi di Napoli degni di essere visitati, completando – sempre a digiuno – il giro con un’ascesa alla collina di Posillipo. Finalmente, quando era ormai esausta e mezza morta d’inedia, papà la portò all’allora leggendario “Scoglio di Frisio”, dove la incauta “mula” s’ingozzò di leccornie napoletane fin quasi a sentirsi male!

Quale fosse stato, poi, il guiderdone per questa vittoria morale di tuo nonno, le cronache non lo tramandano”.

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