sabato 7 marzo 2009

Roma, semicentro o quasi periferia. Alta tecnologia e bassa brutalità: grandi contrasti tutt’intorno a casa mia.

“Una carta d’identità elettronica? Ma dove l’hai fatta?” Vitaliano mi guarda allibito. “A Roma – gli rispondo – al municipio di casa mia. Abito vicino alla Caffarella. Succede tutto lì, ormai”. Vitaliano è sempre più meravigliato: “Nel quartiere dove è stata brutalizzata quella povera ragazzina?” “Sì, proprio lì. È strano, in alcuni posti è molto borghese, poi attraversi una strada e sei nella terra di nessuno. Dietro casa mia hanno aperto un supermercato rumeno e gli autobus dalla Romania fermano due strade più avanti. Una volta chiesi a mia sorella di poter contare sulla sua domestica a ore. La ragazza era entusiasta di venire da me, era uno dei pochi posti di Roma che conosceva. Un po’ casa sua. Non lontano c’è anche Via Carroceto, la strada dove hanno fatto quella specie di spedizione punitiva contro quattro rumeni al kebab caffè. Lì dov’è terra di nessuno è come essere al village. Il pasticciere è indiano, poi c’è il kebab caffè e il ristorante siriano. Infine il bar gestito dal ragazzo cinese che si fa chiamare Alessandro. Poco più in là il mercato dell’usato: 1000 metri quadri di garage dove puoi comprare davvero di tutto, dalla lavatrice al divano, passando per la bicicletta e i vestiti di seconda o terza mano.

Vitaliano mi guarda: “E poi al municipio ti fanno la carta d’identità elettronica?” “Sì – gli confermo – e non da ora. Io l’ho fatta nel 2005. Ho anche un codice segreto per poter avere servizi connettendosi dai terminali più vari, ma questa funzione non è mai stata attivata. Insomma, un posto con un sacco di contrasti. Nei giorni prima che prendessero le due belve della ragazzina l’aria era un po’ pesante. Le donne la sera avevano un’aria spaventata. Anche il popolo degli immigrati era strano. Andavano a due a due, come per sentirsi più sicuri. I rom del piccolo campo non si vedevano in giro. Sai, hanno sempre assicurato molta tranquillità al quartiere: per trafficare ci vuole pace intorno, se no ti vengono a controllare. La certezza che i malvagi fossero stati presi è durata poco. Ora, che non si sa se i due arrestati sono davvero le due belve, l’aria è strana”.

Vitaliano è incuriosito: “Tutto nello stesso posto”? “Ma sì, semicentro o quasi periferia, alta tecnologia e bassa brutalità. Grandi contrasti tutt’intorno a casa mia. Dall’altra parte della Via Appia c’è la Valle della Caffarella. Pecore e dolci colline, il fiume Almone, dove a primavera i romani venivano a bagnare gli strumenti musicali, che ora è un rigagnolo abbastanza ferito. Templi romani trasformati in chiese, come Sant’Urbano. Ma anche anfratti dove animali selvatici costruiscono la loro tana in città. Vecchie grotte e fungaie. Una volta ci abbiamo portato dei parigini doc come Serge e famiglia. Non potevano credere che in un posto così centrale ci fosse un pezzo della campagna romana di Goethe e di Piranesi.

Vitaliano continua a chiedere: “E la terribile storia della ragazzina brutalizzata?” E io rispondo: “Ha molto pesato sul quartiere. E non solo perché qualcuno avrebbe voluto menar le mani. Sai è un posto dove la provenienza da paesi diversi è forte. Quando esco la mattina dall’altro lato della strada c’è una lunga fila di uomini che aspettano. Sono uno vicino all’altro, in piedi, guardano la strada e aspettano. Sono lì per un ingaggio anche solo di mezza giornata”. Vitaliano continua: “Ma la vicenda ha pesato su tutti?” “Sì, su tutti”. Una mattina mentre andavamo a scuola la piccola mi ha detto: “Guarda mamma che puoi arrivare solo davanti al vetro della portiera. Non puoi andare più avanti”. Ed io: “Scusa ma perché?” “Mamma non sai che è successo un fatto tremendo? Pensa hanno preso due fidanzati nel parco della Caffarella, al ragazzo hanno dato un sacco di botte e a lei hanno detto che se non lasciava lui la avrebbero ammazzata. E allora sai la direttrice è così preoccupata che nessuno può superare il vetro della portiera Carolina”.

La piccola cresce e io per non perdere colpi leggo anche libri per ragazze. Lei è ora alle prese con la serie delle avventure delle Tea Sisters, cinque topine avventurose legate a Tea Stilton, inviata speciale dell’Eco del Roditore e sorella di Geronimo Stilton. Le avventure sono davvero carine e intelligenti. La piccola ha già archiviato “I naufraghi delle stelle”, ambientato sulla luna, e “Mistero a Parigi”, dove moda e mistero creano un giusto mix. Io, invece, per essere un po’ più avanti ho letto “Destino di Adhara” di Licia Troisi. Fantasy autarchico per ragazzine di abbastanza buon livello. Avevo letto le “Cronache del mondo emerso” e mi era piaciuto. Bella la parte del mondo immerso, che vive sotto campane di vetro. Lo consiglierei per rispondere a quel bisogno di irreale di un adolescente. Ho letto anche una parte delle “Guerre del Mondo emerso”. E il giudizio è meno positivo. Il “Destino di Adhara” invece non mi ha convinto proprio. È immaginato come il primo di una nuova trilogia. È un po’ troppo macabro per adolescenti. Non si può escludere che il livello cresca. Ma da solo non regge.

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