sabato 7 marzo 2009

Ancora due sedie per Marisa. Il centro dei desideri è spesso alla periferia del bisogno.

“Se mi segui ti faccio vedere gli ultimi acquisti”. Marisa cammina veloce dietro l’uomo di fatica che trasposta ben imballati due vecchi tavolini. Passiamo due saloni di rappresentanza dell’antico palazzo dove tutte e due lavoriamo. L’ho incontrata per caso sul corridoio e non ho potuto fare a meno di dare un’occhiata alle ultime cose antiche che ha comprato. In genere sono sedie. Marisa adora le sedie. Oppure tavolini, che le piacciono abbastanza ma non quanto le sedie. “Devi aver comprato una nuova casa in Sardegna. Quella di tua madre e la tua devono essere davvero piene”. Marisa guarda con amore le sue nuove cose: “Ma figurati, perché dovrei comprare una casa. Non ho i soldi per farlo e comunque non mi serve. E poi un posto per una sedia si trova sempre. Come per un tavolino, d’altra parte. Guarda che belli questi due. Li ho avuti davvero a un buon prezzo. Un vecchio antiquario sta chiudendo e dà via tutto”. Sono anni che ci diciamo più o meno le stesse cose su sedie e tavolini, ma lo facciamo con grande partecipazione. E anche una punta di divertimento.

Continuo: “Poi quello che proprio non arrivo a capire è che tutte queste cose ti piacciono, le compri e le spedisci in Sardegna. Che gusto ci proverai a comprare sedie e a spedirle da un’altra parte. Non ti ci siedi nemmeno. Non le guardi. Le mandi da un’altra parte”. Marisa non mi bada nemmeno, ha occhi solo per i suoi ultimi tesori. E io vado avanti, occhieggiando tra la plastica da imballaggio i due tavolini. “È chiaro che il centro dei desideri è spesso alla periferia del bisogno, ma questa esigenza compulsiva di sedie ha qualcosa di strano. Le compri, ma subito dopo le abbandoni. Immagino che, oltre alle sedie strategicamente piazzate nella casa di tua madre, devi avere un luogo deputato a custodire quelle che ti piacciono di più. Che so una specie di caverna di Ali Baba tutta piena di sedie, oppure una stanza della tua casa dove impilate ci sono quelle che contano per te”.

La sera siamo insieme all’apertura di un evento. Passa per caso un facchino con una pesante sedia sulle spalle. Lo guardo allibita e poi mi volto verso Marisa. Mi sorride: “Guarda che non c’entro. Sta sicuramente andando da qualche altra parte. Non ho comprato sedie oggi”. Segue con lo sguardo l’uomo per mettere a fuoco meglio. “Però sai che non è male”. La guardo ancora più meravigliata. Lei ride: “Ma che cosa hai capito. Dicevo la sedia. È proprio di quelle che piacciono a me. Ancora due sedie e poi smetto”.

Scherzi del destino. C’è chi è dipendente dalla coca e chi dalle sedie. Scherzi per divertirsi. Libri per spassarsi. Divertente e piacevole “Gli scheletri di Via Duomo” di Stefania Nardini. Un giallo semiserio nella Napoli degli anni ’70, dove i ragazzini giocano con quelle diaboliche palline clic-clac, si fuma e si beve molto caffè, Roma è un altro mondo e il protagonista è un eroico cronista del Mattino. Poi certo se uno cerca il pelo nell’uovo il giallo regge poco. Ma non è questo il punto.

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