domenica 13 luglio 2008

Gruppo di amici in un interno. A Tuscania

“La mia mano è troppo corta”. Markus ride e allunga il braccio per leggere il foglio. Passano gli anni e ha bisogno di allontanare l’immagine per vedere bene. Piccoli e grandi segni marcano il passare del tempo. Siamo qui a Tuscania Markus e Silpa Maria, Marco e Tina, Gianfranco ed io, seduti al fresco a mangiare in una torrida giornata di luglio. Con noi le nostre cinque piccoline. E’ il segno più evidente del trascorrere delle cose.

“In fondo dipende da me se siete tutti qui”. Tina, pestifera rossa, rivendica i suoi meriti. “Te la ricordi quella festa da Silpa? Saranno passati quindici anni”. Non c’erano bambini allora. Silpa – finlandese come Markus – viveva a Roma e aveva organizzato un party nella sua casa alla Garbatella. Markus era già in circolazione. Poi sono arrivati nel corso degli anni Gianfranco e Marco. E piano piano le piccole.

“Come potrei non ricordarmi. Cementammo l’inizio della nostra amicizia con la pepper vodka”. E Silpa: “I made it myself”. Nel frigo di Silpa, in un barattolo di vetro in un liquido trasparente come acqua galleggiavano granelli di pepe. Furono riempiti bicchierini piccoli fino all’orlo. Con una secca frase tutti buttammo giù il contenuto. Una, due, tre volte. L’effetto fu devastante, ma il patto forte e chiaro. Perché se sopravvivi a riti iniziativi più adatti al circolo polare che a una dolce primavera romana è probabile che qualcosa resti.

Da allora molte cosa abbiamo fatto insieme. Con Markus e Silpa Maria in Finlandia e a Roma. Con Marco e Tina a Torino e in Liguria. Ci siamo scambiati visite, pensieri e risate. “Ma se scrivo qualcosa volete usi uno pseudonimo?” “Usa pure il mio nome – dice Marco – ti fai il doppio dei problemi”. Ma si capisce che apprezza.

Soprattutto ci siamo aiutati a vedere altre cose. Mi ricordo il divertimento nello scoprire Paasilinna Arto di “Piccoli suicidi tra amici”. Perché da noi a nessuno verrebbe di ironizzare su reiterati e falliti tentativi di suicidio. E il riso carnaroli l’ho scoperto con Tina. Meglio il merito è del papà di Tina. E non è lo stesso prendere un riso invece di un altro.

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